La piaga dei furti di auto in Italia

Solo 4 auto rubate su 10 vengono recuperate dalle Forze dell’Ordine e restituite ai legittimi proprietari. Ogni anno sulle strade italiane si perdono le tracce di quasi 66.000 autoveicoli (180 al giorno, 7,5 ogni ora). Mentre il trend dei furti negli anni resta pressoché stabile, è costante il calo dei recuperi delle auto rubate che lo scorso anno hanno raggiunto la soglia minima del 41% sul totale delle vetture sottratte. Cambia fisionomia il business dei furti che risulta sempre di maggiore interesse per le organizzazioni criminali e muta anche il profilo dei protagonisti: dai “topi d’auto” ai professionisti del furto.

Sono questi i principali indicatori che emergono dalDossier annuale sui Furti d’Auto 2013”, elaborato da LoJack Italia, azienda leader nel rilevamento e recupero di beni rubati, che raccoglie e analizza i dati forniti dal Ministero dell’Interno e li integra con quelli provenienti dalle elaborazioni e report internazionali sul fenomeno.

Nel 2013 tre sono stati i fattori che, oltre al sempre elevato numero di episodi di furti (quasi 112 mila), hanno contributo a mantenere alto il livello di allerta sul fenomeno, nonostante il nuovo crollo del mercato automobilistico registrato nel Belpaese e la nuova contrazione del parco auto circolante (“demotorizzazione”); in primis il procrastinarsi della crisi economica, che colpisce con maggiore forza i giovani (con indici di disoccupazione giunti ben oltre il 40%) e le aree geografiche in cui questa piaga si fa sentire con maggiore incisività. In stretta connessione a questo trend ormai consolidato, va tenuta in debita considerazione la costante spending review applicata dagli Esecutivi che negli ultimi anni si stanno succedendo e che ha avuto ripercussioni sensibili anche sui fondi destinati alle Forze dell’Ordine e al controllo e tutela del territorio, indebolendo le attività di prevenzione e repressione, decisive per sventare un furto o perché questo si concluda con un recupero.

Inoltre, la diffusione di nuovi dispositivi “hi-tech” per rubare le auto e la loro disponibilità immediata e a buon mercato, attraverso internet, così come quella di tutorial e di vere e proprie “guide” al furto, hanno contribuito a mutare il profilo del ladro d’auto e i suoi “arnesi del mestiere”.

Restando sulla sponda del crimine, infine, c’è un trend, registrato in diversi Paesi Europei, che anche in Italia si sta accentuando e consiste nel costante rafforzamento dell’interesse da parte delle organizzazioni criminali per il business delle auto rubate. Le vetture, trasportate all’estero (soprattutto verso i Paesi dell’Est, quali Romania, Ucraina e Ungheria), finiscono per alimentare il mercato delle auto usate o quello dei pezzi di ricambio.

In generale, la piaga dei furti d’auto sembra aver completato un processo evolutivo che l’ha portata ad assumere dimensioni transnazionali, un’organizzazione fortemente strutturata e in grado di sfruttare le falle nelle barriere doganali da un Paese all’altro, e ad essere a proprio agio con gli strumenti hi-tech che consentono di sottrarre le vetture in tempi più rapidi e con minori rischi. Alla tradizionale attività meccanica di scassinamento e sottrazione del veicolo si è sostituita oggi un’attività di intelligence tecnologica che supporta il furto del veicolo e lo proietta nel network dei traffici internazionali di auto rubate e dei pezzi di ricambio.