A maggio il mercato dell’auto cala del 3,8%

Battuta d’arresto per il mercato dell’auto in Italia. Dopo cinque mesi in moderata crescita le immatricolazioni in maggio calano del 3,83%. Il segnale è coerente con l’andamento dell’economia che, come mostrano gli ultimi dati resi noti sul Pil e sulla produzione industriale, dopo un accenno di ripresa, è entrata in stagnazione. Sul calo delle immatricolazioni in maggio, sostiene il Centro Studi Promotor, hanno però influito anche elementi contingenti.

In particolare ha influito la forte delusione per gli incentivi ecologici annunciati con grande clamore in aprile secondo la formula fallimentare già sperimentata nel 2013 (riproposta con marginali modifiche) e dotati di fondi esauritisi in pochissimo tempo. Il secondo elemento che ha frenato la domanda è stato l’appuntamento elettorale. L’attesa per il risultato delle urne è da sempre nel nostro Paese un fattore di freno delle decisioni di acquisto, ma ancor più lo è stata nella recente consultazione elettorale svoltasi in un clima di grande incertezza e preoccupazione.

Al di degli effetti contingenti sulla domanda, l’analisi dei dati mostra che, come si è già accennato, anche il mercato dell’auto è in stagnazione. La ripresina a cavallo tra 2013 e 2014 può essere considerata un rimbalzo. In maggio è in calo anche il clima di fiducia degli operatori del settore auto determinato dal Centro Studi Promotor dopo una fase di recupero iniziata in dicembre. La domanda di autovetture potrebbe però nei prossimi mesi trarre elementi di sostegno da un ulteriore miglioramento del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese alimentato dalla nuova situazione determinatasi con il risultato elettorale delle europee. Sulla caduta della domanda di auto ha influito in maniera determinante la contrazione dell’economia reale, ma un impatto notevole lo hanno avuto anche elementi psicologici, come la forte preoccupazione per il futuro che ha determinato un calo della domanda di auto molto superiore alla contrazione dell’economia reale. Rispetto ai livelli ante-crisi il Pil è infatti in calo del 9%, la produzione industriale scende del 24,6%, ma le immatricolazioni di autovetture sono crollate del 48%. Una crescita della fiducia potrebbe quindi dare un contributo per far uscire le immatricolazioni dalla situazione di stallo in cui si trovano anche prima che abbiano affetto i provvedimenti già varati dal Governo per sostenere i salari.

E’ comunque del tutto evidente che il mercato dell’auto non sarebbe in condizioni di reggere, neppure sui livelli attuali, se vi fossero nuove penalizzazioni dei consumi automobilistici. Preoccupano a questo proposito, sostiene il presidente del Centro Studi Promotor Gian Primo Quagliano, le recentissime raccomandazioni all’Italia della Commissione Europea ed in particolare preoccupa l’invito a trasferire ulteriormente carico fiscale sui consumi. La Commissione Europea, sostiene Quagliano, nell’adottare queste raccomandazioni dimostra un parziale recepimento del messaggio venuto con grande forza dalle urne, ma mantiene l’impostazione regressiva che ha caratterizzato la sua azione. Tassare i consumi è l’esatto contrario di quello che occorre per rilanciare le economie italiana ed europea che stanno vivendo innanzitutto una crisi di domanda, come nella grande depressione del ‘29. Tassare i consumi è un’indicazione - si augura il Centro Studi Promotor - che il Governo non seguirà perché sarebbe in netto contrasto con la manovra degli “80 euro in più in busta paga” e contribuirebbe a rinviare ulteriormente le attese di ripresa dell’economia in generale e del mercato dell’auto in particolare.

Fonte: Centro Studi Promotor