Frenata dell’attività manifatturiera con sicuro impatto negativo sul Pil

Brutto segnale per l‘economia italiana. In luglio l’indice Istat destagionalizzato della produzione industriale fa registrare un calo dell’1,8%. E’ il quarto dato mensile negativo del 2018, anno in cui si sono registrate crescite sul mese precedente soltanto in marzo, maggio e giugno. Quello che preoccupa maggiormente - sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor nel suo commento al dato dell’Istat - oltre all’entità del calo, è il fatto che per la prima volta dal giugno 2016 il confronto con lo stesso mese dell’anno precedente non è positivo ed inoltre, e soprattutto, il fatto che il dato di luglio rispetto a quello di giugno è negativo per tutti i settori di attività economica salvo quello dell’industria tessile e dell’abbigliamento che fa registrare un incremento minimo (+0,1%). La frenata è dunque generalizzata e appare particolarmente sostenuta per i prodotti farmaceutici (-5,2%) e per i mezzi di trasporto (-4,3%).

Il dato diffuso oggi dall’Istat getta un’ombra decisamente allarmante sulle prospettive del prodotto interno lordo nel terzo trimestre dell’anno e ciò anche per l’importanza che l’attività industriale ha nella nostra economia. Come è noto, il prodotto interno lordo italiano a partire dalla secondo trimestre del 2017 è in decelerazione con una crescita trimestrale che dopo le punte dello 0,5% nei due trimestri a cavallo tra il 2016 e il 2017 è stata in graduale rallentamento fino a ridursi allo 0,2% nel secondo trimestre 2018. Nell’ultima nota congiunturale dell’Istat si legge che l’indicatore anticipatore si è stabilizzato e suggerisce “il mantenimento degli attuali ritmi di crescita dell’economia”. Il dato di oggi legittima seri dubbi sul fatto che il nostri Pil nel terzo trimestre possa crescere ancora dello 0,2%, come nel secondo trimestre di quest’anno.