Secondo il CSP mercato auto a quota 2.010.000 (+5%) nel 2020…

“Per il nostro Paese occorre una grande campagna di incentivi alla rottamazione per l’acquisto sia di auto elettriche che di nuove auto ad alimentazione tradizionale”. Lo ha affermato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, nella 27% conferenza stampa annuale del Centro Studi Promotor sulla situazione e le prospettive del mercato dell’auto. Per l’Italia l’obiezione all’introduzione di significativi incentivi alla rottamazione è che la situazione economica non consente di sostenere il grande sforzo per rinnovare in maniera significativa il parco circolante. L’Italia è l’unico Paese ad economia avanzata che non ha ancora superato la crisi del 2008, che è già oggi la più lunga dall’Unità d’Italia, mentre il Pil pro capite 2018, contrariamente a quanto avviene in tutta la UE (con l’esclusione della sola Grecia), è più basso di quello del 2001 (-3,96%). Esistono però formule di incentivazione alla rottamazione che possono dare una spinta anche al Pil ed essere a costo zero perché il bonus viene completamente recuperato attraverso il gettito Iva sulle auto immatricolate in più. Una formula di questo tipo fu adottata proprio in Italia con i primi incentivi alla rottamazione del 1997 che determinarono una crescita delle immatricolazioni del 39%, un gettito aggiuntivo per l’Erario di 1,400 miliardi di lire ed una crescita del Pil calcolata dalla Banca d’Italia in 0,4 punti percentuali. (si vedano le slide qui sotto). Questa formula era basata su un incentivo differenziato a seconda del tipo di auto accompagnato da uno sconto obbligatorio concesso dal venditore pari almeno all’incentivo.


La formula del 1997 adattata alle attuali esigenze e quindi con incentivi per tutti i tipi di alimentazione, ma con super bonus per le vetture ad emissioni zero potrebbe riportare le immatricolazioni ai livelli ante-crisi, ridurre le emissioni inquinanti o nocive (CO2) e dare un sensibile contributo allo svecchiamento del parco circolante la cui età media è passata da 7 anni e 6 mesi del 2007 a 11 anni e 6 mesi del 2018 contro gli 8 anni del Regno Unito, i 9 anni della Francia e i 9 anni e 7 mesi della Germania. Il rinnovo del parco circolante avrebbe ripercussioni molto positive, oltre che sull’inquinamento, anche sulla sicurezza stradale, perché il tasso di mortalità per incidente stradale (morti per milione di abitanti) è strettamente correlato all’età del parco. Nel 2018 in Italia questo tasso era pari al 55,2 (età media del parco 11 anni e 6 mesi) contro 27,5 del Regno Unito (età media del parco 8 anni).
Un sistema ben calibrato di incentivi potrebbe poi dare un contributo importante alla crescita della presenza di auto elettriche la cui quota sulle immatricolazioni con gli incentivi in vigore nel 2019 non è andata oltre lo 0,5%. A tutto ciò si aggiunge che l’Erario avrebbe un maggior gettito dato dai maggiori introiti per l’Iva al netto del costo per l’erogazione degli incentivi e il Pil del 2020 potrebbe crescere di più dello 0,6% attualmente stimato dall’Istat.
“Nel 2020 – ha affermato Gian Primo Quagliano – le immatricolazioni supereranno la soglia dei 2.000.000 e si attesteranno a quota 2.010.000 (+5%), un risultato tutto sommato modesto (-19,4% sui livelli ante-crisi). Se vi fosse però una efficace campagna di rottamazione come quella che proponiamo anche le immatricolazioni nel 2020 avrebbero un notevole impulso che consentirebbe di colmare il divario rispetto ai livelli ante-crisi”.
Gian Primo Quagliano ha poi esaminato le prospettive per l’auto elettrica e per quella a guida autonoma. “L’auto elettrica arriverà – ha affermato Quagliano - perché la vogliono la gente, la politica, le case auto, le compagnie elettriche e il più grande mercato del mondo: la Cina”. Il processo sarà molto lungo anche perchè nel mondo, alla fine del 2018, circolavano 1,4 miliardi di autoveicoli. Gli anni ‘20 di questo secolo dovrebbero però vedere il decollo della mobilità elettrica. Perché ciò accada occorre un radicale cambiamento nei comportamenti delle autorità politiche. Finora, salvo poche eccezioni, le autorità politiche hanno posto soltanto limiti alle emissioni e alla circolazione di determinati tipi di auto. Poiché l’impegno economico per passare all’elettrico sarà di enorme portata le autorità politiche dovranno invece impegnare necessariamente gli Stati a sostenere l’industria nella fase di transizione, a favorire il ricollocamento dei lavoratori espulsi dal processo produttivo per il fatto che l’auto elettrica è notevolmente più semplice da produrre rispetto agli standard tradizionali e soprattutto gli stati dovranno sostenere gli automobilisti per accelerare la scelta di auto elettriche.

In parallelo con l’auto elettrica procederà il cammino dell’auto a guida autonoma che promette zero morti sulle strade. Il passaggio all’auto elettrica avviene con un salto di qualità che proietta di colpo l’utente in una situazione nuova. Il passaggio all’auto a guida autonoma avviene invece con gradualità. Già da anni infatti le nuove auto sono equipaggiate con dispositivi pensati in funzione della guida autonoma che hanno un grande impatto sulla sicurezza. Ne consegue che molti benefici della transizione verso l’auto a guida autonoma sono già disponibili, ma per usufruirne occorre accelerare la sostituzione del parco anche con auto con alimentazione tradizionale.