Piove sul bagnato per il mercato dell’auto sceso al livello degli anni ‘60

Dopo il disastroso risultato di gennaio, in febbraio arriva per il mercato dell’auto italiano un dato ancora più negativo. Le immatricolazioni sono state 110.869 con un calo del 22,6% su febbraio 2021 e del 37,9% su febbraio 2019, cioè sull’ultimo febbraio precedente la pandemia. Nel primo bimestre di quest’anno le immatricolazioni in Italia sono state invece 218.716 con cali del 21,1% sul 2021 e del 36,4% sul 2019. Proiettando il risultato del primo bimestre sull’intero anno si ottiene un volume di immatricolazioni di 1.093.415, un livello da anni ’60 del secolo scorso.

Sulla situazione del nostro mercato dell’auto, già precaria per molti motivi ed in particolare per l’impatto della pandemia e per la crisi dei microchip, si sono abbattuti due nuove pesanti stangate. La prima è il fatto che il Governo non ha ancora adottato provvedimenti per rendere operativi gli incentivi annunciati da tempo proprio da esponenti del Governo. E la conseguenza facilmente prevedibile anche dai comuni mortali, ma evidentemente non prevista dal Governo, è che, in attesa degli incentivi, una parte importante dei pochi interessati ad acquistare un’auto in questo momento rinvia la decisione in attesa dei possibili risparmi consentiti dai futuri incentivi. La seconda stangata viene dalla guerra in Ucraina che sta già incidendo negativamente sulla domanda di autovetture per gli effetti che potrebbe avere sull’economia italiana che dovrebbe vedere le sue esportazioni penalizzate dalle sanzioni alla Russia.

Il Centro Studi Promotor, con la sua inchiesta congiunturale condotta negli ultimi giorni di febbraio, ha rilevato anche le opinioni dei concessionari sulla gravità dei fattori di freno della domanda di auto nella situazione attuale. Al primo posto nella graduatoria delle remore che frenano la domanda i concessionari pongono l’insufficiente disponibilità di auto per effetto della crisi dei microchip indicata come fattore di freno dall’86% degli interpellati. Seguono il protrarsi dell’attesa per l’adozione degli incentivi (72% di indicazioni) e l’influenza della guerra in Ucraina sul quadro economico generale (69% di indicazioni).

Fonte: Centro Studi Promotor