Revisioni e autoriparazioni: a rischio 1,2 mld € e un effetto domino su ambiente e sicurezza stradale

La Task Force della divisione Revisioni di DEKRA Italia torna ad analizzare la situazione del mercato italiano delle ispezioni veicoli, alla luce dei recenti cambiamenti normativi comunitari apportati dal Regolamento Europeo 2021/267: Proroga dei termini previsti per i controlli periodici dei Veicoli a motore.

L’analisi mira a definire il perimetro e le conseguenze del nuovo Regolamento comunitario che stabilisce, per tutti gli stati membri ed in mancanza di opt-out, il posticipo di 10 mesi per le revisioni dei veicoli (sia con PTT fino a 3,5t sia oltre le 3,5t) che sarebbero in regolare scadenza nel periodo compreso tra settembre 2020 e giugno 2021.

Questa ulteriore deroga, secondo DEKRA, avrà un impatto di mercato ancora superiore rispetto a quelle già approvate nel 2020 per le conseguenze evidenziate di seguito:

  • Maggiore posticipo, 10 mesi di proroga rispetto ai 7 mesi dati nel 2020
  • Maggiore finestra temporale di applicazione, 10 mesi (da settembre 2020 a giugno 2021) rispetto ai 5 mesi del 2020 (da aprile 2020 ad agosto 2020)
  • Maggiore facilità di recepimento dal pubblico perché non sovrapposta ad altre proroghe come avvenuto nel 2020

Gli impatti negativi del posticipo previsto impatteranno su 3 macro-aree strategiche per il sistema Paese: l’aumento certo dei rischi in termini di sicurezza stradale, l’insostenibilità economica delle attività dei Centri di revisione e dell’indotto e, non da ultimo, un impatto economico gravoso per lo Stato stesso.

Sicurezza, ambiente, mercato, economia: un effetto domino catastrofico

Sul tema della sicurezza, l’applicazione del Regolamento posticiperebbe i controlli obbligatori previsti sul parco circolante italiano (uno dei più anziani d’Europa, è bene ribadirlo) per circa 6 milioni di veicoli (con peso fino a 3,5t) di cui il 73% (ovvero 4,4 milioni) con una vetustà superiore ai dieci anni e il 63% con categorie di emissioni euro 4 o precedenti: in particolare le ripercussioni sulla componente ambientale, e quindi l’impronta di carbonio che ne scaturirebbe, arriveranno per forza sul tavolo del neo Ministro Cingolani e del suo “nuovo” Ministero per la Transizione ecologica, in un momento di rinnovato impegno per la tutela dell’Ambiente e del territorio.

Analizzando la situazione dal punto di vista della differenziazione regionale, in alcune regioni le revisioni non effettuate ad oggi, a causa delle precedenti deroghe, in aggiunta ad un parco circolante ancora più anziano della media-Italia, aggraverebbero ancora di più il rischio di circolazione sulle strade. Ne sono un esempio regioni come Lazio, Sicilia, Campania, Liguria, Calabria.

Il secondo impatto negativo si verificherà sulla sostenibilità economica degli imprenditori proprietari di officine e centri di revisione e, più in generale, su tutta la filiera dell’autoriparazione.

Le chiusure e le proroghe del 2020 hanno infatti comportato un calo dell’attività quantificabile in circa 1.200.000 revisioni “lasciate sul piatto”, cui corrisponde una perdita di fatturato per gli operatori pari a circa 80 milioni di euro.

Un’ulteriore proroga porterebbe ad un ulteriore mancato introito per il settore nel 2021 che DEKRA stima in circa 325 milioni di euro (con nuova tariffa ex legge di bilancio dicembre 2020).

Considerando un indotto medio di 145€ (stima Autopromotec) per veicolo revisionato, in attività di riparazione e ripristino delle autovetture che vanno in revisione, si aggiunge un ulteriore mancato fatturato delle officine dell’intera filiera del post-vendita automotive di 870 milioni di euro.

E non è finita qui. Queste criticità si ripresenterebbero per gli anni a venire: considerando che le revisioni future sarebbero effettuate con le tempistiche ordinarie a partire del momento dell’effettiva revisione, si verrebbe di fatto a modificare la struttura stessa del mercato, con una domanda quasi assente per circa metà anno di tutti gli anni dispari a venire.

Anche lo Stato uscirà infine sconfitto se non corre ai ripari: per il mancato versamento dell’IVA e dei Diritti e Commissioni sulle revisioni, lo Stato italiano nel 2021 non percepirà 143 milioni di euro; considerando anche l’IVA sull’indotto del settore Autoriparazione si arriverebbe ad un totale di circa 330 milioni di Euro (con nuova tariffa ex legge di bilancio dicembre 2020).

Sono poi prevedibili, a fronte del crollo delle attività professionali, ulteriori costi a carico dello Stato per ristori ed ammortizzatori sociali, senza poter quantificare i costi sociali della prevedibile maggiore incidentalità.

Impedire tutto ciò è possibile: la proposta di DEKRA

L’analisi è chiara e le stime degli esperti di DEKRA potrebbero differire, ma non di molto, lasciando comunque sul tavolo problematiche importanti e strascichi rilevanti.

Per bloccare questo effetto domino dirompente, la proposta elaborata dalla Task Force Revisioni è alquanto chiara, quanto “semplice”: NON APPLICARE IL REGOLAMENTO.

E’ il Regolamento 2021/267 stesso che all’art 5 comma 5, riporta: “Qualora uno Stato membro non abbia dovuto, o non debba presumibilmente, affrontare difficoltà che rendano impraticabili i controlli tecnici o il rilascio della relativa certificazione nel periodo compreso tra il 1º settembre 2020 e il 30 giugno 2021 a seguito delle circostanze straordinarie causate dal protrarsi della crisi COVID-19 o abbia adottato misure nazionali adeguate per attenuare tali difficoltà, tale Stato membro può decidere di non applicare i paragrafi 1 e 2. Lo Stato membro informa la Commissione in merito alla sua decisione entro ... [otto giorni dopo la data di entrata in vigore del presente regolamento]. La Commissione ne informa gli altri Stati membri e pubblica un avviso nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea”.

Qualora esistano necessità di proroga per i veicoli industriali (oltre le 3,5t) si potrà valutare la redazione di proroghe mirate specifiche per il nostro Paese.

In occasione del precedente, analogo, Regolamento Europeo, ben 24 Stati dell’EU su 27, si avvalsero di questa facoltà e non implementarono la proroga. Dalle indiscrezioni attuali, la maggioranza degli Stati membri si sta già attivando per richiedere l’opt-out anche in questa occasione e non applicare il posticipo, lasciando l’Italia, eventualmente, tra i pochissimi Stati a farne utilizzo.

Occorre una inversione rapida di rotta, perché a farne le spese non ci sono solo attività economiche (tra cui lo stesso Stato in termini macroeconomici) e un mercato già fortemente provati, ma la salute e l’incolumità di tutti i cittadini sotto il profilo ambientale e della sicurezza stradale.